pubblicato il 06/11/2016
La fiaba e Linguaggio Simbolico
La lettura di una fiaba passa attraverso due linguaggi
• oggettivo: considerare i fatti come sono in una visione prettamente narrativa;
• archetipico: individuare i messaggi profondi che la fiaba da attraverso i simboli.
Jung individuò due forme di pensiero dell'individuo:
1. il pensare regolato. Un pensare alla realtà; un pensare che si adatta alla realtà. Esso si esprime attraverso il linguaggio verbale. È uno strumento della cultura che costringe lo spirito umano a fare un lavoro faticoso e spossante di adattamento con l'obiettivo di comunicare. Ma esso non è l'unico modo di comunicare.
2. Il sognare e il fantasticare. Avvengono senza sforzo, spontaneamente; essi si allontanano dalla realtà e liberano i desideri soggettivi. Questo modo di pensare deriva dal sogno, ma è una attività prettamente diurna, lo si ritrova in molte produzioni umane (arte, poesia, racconti, miti).
Entrambe queste forme di pensiero sono presenti nell'uomo ed entrambe servono alla sua espressione ed evoluzione. Secondo Jung, gli uomini non si sono mai liberati completamente dal mito. La tendenza che è nell'uomo di fantasticare e creare racconti continua. Cambiano i contenuti ma non la struttura. Sia il mito che la fiaba sono fondamentali quando si vuole ripercorrere la strada dell'evoluzione psichica, storica e antropologica dell'uomo. I racconti che si esprimono con un linguaggio simbolico comunicano un'idea specifica ed universale del vissuto umano. Attraverso il simbolo l'uomo esprime quelle fantasie dell'anima che sono sue proprie.
Per comprendere il significato che in questo ambito ha il simbolo utilizzeremo una differenziazione osservata da Fromm. Egli individua tre tipologie di simbolo:
1. convenzionale: consiste nel far corrispondere oggetti con le parole. Le lettere della parola LIBRO e le lettere che la compongono sono usate a posto di un oggetto che per convenzione è chiamato così, l'oggetto e il nome sono insieme per convenzione.
2. Accidentale: non esiste alcuna relazione intrinseca tra simbolo e ciò che simbolizza. Aver ascoltato una certa musica in un momento in cui abbiamo provato una gioia ci fa venire in mente quella gioia (quindi la connotazione emotiva) anche se la musica in se non ha quella connotazione. L'associazione tra simbolo ed esperienza simbolizzata è del tutto accidentale
3. Universale: esiste una relazione intrinseca tra il simbolo e ciò che rappresenta. È comune a tutti gli esseri umani.
“Pensare per simboli esige da noi un atteggiamento nuovo, come se dovessimo pensare abbandonandoci ad una fuga di idee”. Jung
La parola “Simbolo” viene dal greco e significa “gettare insieme”, in forma transitiva si traduce con “riunire”, “mettere in comune”, “scambiare”, in forma intransitiva può significare “incontrarsi”.
Caratteristiche del Simbolo:
1. Universalità. Comune e comprensibile a tutte le culture e popoli (anche se con significati variabili);
2. è arcaico. É usato nelle prime modalità di comunicazione.
3. Semplice ed istantaneo;
4. Ha significati differenti, acquista diverse sfumature in base al contesto;
5. Attraverso di esso si esprime ciò che a parole è difficilmente esprimibile;
6. Permette la fusionalità tra soggetto e oggetto.
7. Mette in contatto con gli aspetti insondabili dell'animo umano (uso in terapia e in educazione)
Il simbolo “fa” la comunicazione, instaura un'alleanza tra soggetti, un riconoscimento, un patto. È la chiave per entrare nel regno della nostra immaginazione, quell'immagine che precede il pensiero e ha su di esso una priorità. Immagini, forme preesistenti che tendono a manifestarsi attraverso i simboli. Il simbolo è un ponte tra conscio ed inconscio, che porta verso un significato rivelatore e trasformatore; è un imprescindibile nutrimento e stimolatore dell'intuizione.